Capita di dovere anche pensare a questo tipo di ricorrenza, una Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Già il fatto di doversi svegliare al mattino e pensare che ci siano donne e nella fattispecie madri, zie, nipoti cugine, amiche, o semplici sconosciute, che subiscano quotidianamente violenza e che la società debba essere sensibilizzata, è di per se raccappricciante, ma d’altronde è una realtà che tutt’ora vive e che è bene sia ricordata.
Esistono uomini barbari e violenti, questo purtroppo è un dato di fatto, diversamente non saremmo qui a ricordare questo giorno.
Ma, perchè le donne che subiscono violenza non reagiscno? Cosa le spinge a non ribellarsi a tanto dolore, soprattutto ora che la società ha creato mezzi di difesa (centri di ascolto, centri di tutela alle donne, e persino una legge contro lo stalcking)?
Forse l’incertezza della pena nei confronti di questi uomini?
Le donne che denunciano il marito, magari dopo vent’anni di violenze ( nella maggior parte dei casi quando i figli sono cresciuti e si sono resi autonomi, e quindi la madre si sente libera dal vincolo e dalla responsabilità del suo ruolo), si ritrovano a dover fare i conti con “la prescrizione del reato”….. Quindi i barbablu verrebbero puniti,anzi processati, solo in relazione gli ultimi episodi di violenza, sempre che siano dimostrati. Quindi ripensandonci il problema della tutela da parte delle istituzioni è evidente.
Recentemente ho letto un libro di Concita De Gregorio che si intitola “Malamore- Esercizi di resistenza al dolore” e mi ha colpito quanto affermato nell’introduzione : “Le donne provano la temperatura dle ferro da stiro toccandolo. Brucia ma non si bruciano. Respirano forte quando l’ostetrica dice “non urli non è mica la prima” (…). Le donne hanno più confidenza col dolore. Del corpo, dell’anima. E’ un compagno di vita, è un nemico tanto familiare, da esser quasi amico, è una cosa che c’è e non c’è molto da discutere. Ci si vive è normale,. Strillare disperde energie, lamentarsi non serve. trasformare il dolore in forza. Ignorarlo, domarlo, metterlo da qualche parte perchè lasci fiorire qualcosa. E’ una lezione antica, sapienza muta e segreta: ciascuna lo sa.”
Dopodichè si passa ai dati Istat: “nove violenze carnali su dieci non sono denunciate; il 96% delle violenze cosiddette minori sono taciute (…)”, e io penso ma il 96% è quasi il totale…..
C’è da fare un ‘altra considerazione che non è da sottovalutare : togliamoci dalla testa che le violenze domestiche siano tipiche di un ceto sociale basso…..questa è una leggenda metropolitana. La violenza domestica è trasversale.
Mi chiedo a questo punto se possa essere un problema di tipo culturale, esiste ancora nella nostra mentalità “il giusto diritto” patriarcale? Dove l’uomo, il cosiddetto buon padre di famiglia (viene ancora citato nelle polizze assicurative di responsabilità civile del capofamiglia) poteva avvalersi della legge per rendere legittimo il proprio potere sulle donne?
D’altro canto un paese che emanato nel 1930 un’articolo di legge che recitava (. 587 del codice penale) :
Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.
e che è stato abrogato con la legge n.442 del 5.8.1981 cosa ci possiamo aspettare in termini di retaggi culturali??
Parlo del 1981……quando i referendum su aborto e divorzio avevano già dato modo al popolo italiano di esprimersi, quando il movimento femminista mondiale aveva già terminato il suo corso.
Rileggendo mi rendo conto che questo post non abbia realmente una pubblica utilità se non quella di fare il punto e di percepire quanto il nostro paese sia in ritardo nei confronti dell’emancipazione femminile in senso culturale, e mi rammarica pensare che esistano donne che pensino alla violenza come a un qualcosa di normale….
Forse quello che rimane da fare a noi madri è educare i nostri figli al rispetto, dare loro un’educazione sentimentale adeguata.
Non permettergli di vivere di quei clichè che la cultura ci ha incollato addosso, quindi non esagerare con rinforzi positivi se i nostri figli hanno atteggiamenti da machi prepotenti e non illudere troppo le nostre figlie con l’idea che il principe debba essere azzurro a tutti i costi. Esistono anche i barbablù, rendiamole capaci di riconoscerli e di evitarli!